TREVISO, una città a misura… di film

La vocazione cinematografica di Treviso si rinnova con le recenti riprese in centro storico della fiction Rai “L’Ispettore Stucky”

Sarà capitato anche a voi… non di canticchiare il famoso motivetto di Sylvie Vartan ma di adocchiare nelle settimane pre-pasquali una troupe cinematografica al lavoro in luoghi simbolo di Treviso. Si tratta della nuova produzione Rai dedicata all’ispettore Stucky, il corpulento e arguto poliziotto di origine armena frutto della penna di Fulvio Ervas e già portato sul grande schermo dall’attore friulano Giuseppe Battiston in “Finché c’è Prosecco c’è speranza”. Se per Battiston-Stucky si tratta di un ritorno sul luogo del delitto, seppur con un format diverso (da film unico a serie televisiva), occorre sottolineare il grande feeling instauratosi tra il capoluogo della Marca e la macchina da presa. Merito sì, in principio, della commedia all’italiana di cui “Signore & signori” fu pietra miliare con il trevigiano Luciano Vincenzoni a firmare soggetto e sceneggiatura – non la regia, affidata a Pietro Germi per volontà di Vincenzoni che volle fare un regalo all’amico con cui poi però litigò sul set.
Dal capolavoro di Germi e Vincenzoni nasce una sorta di ideale stradario del cinema a Treviso, rendendo possibile al turista così come al residente ripercorrere le troupe e le riprese delle varie pellicole che negli ultimi sessant’anni hanno raccontato con immagini, storie e cast una città, le sue storie, le sue particolarità.

LA PIAZZA, CENTRO DEL MONDO

Non si può che iniziare dal vero ombelico di Treviso, il salotto all’aperto di Piazza dei Signori. Ovvero dove si danno appuntamento i protagonisti del film di Germi per commentare il traffico pedonale di amici e conoscenti e dove ha sede il Bar Beltrame in cui la bella e ingenua Milena Zulian (Virna Lisi) viene corteggiata castamente sul posto di lavoro dal ragionier Bisigato (Gastone Moschin); dal soprastante cornicione di Palazzo dei Trecento lo stesso Bisigato cercherà la morte in un tragicomico tentativo di suicidio dopo l’abbandono di Milena, esasperata dalle pressioni della società falsa e bigotta dell’epoca. Ma sotto il porticato della Loggia si accomodano anche altri protagonisti: è il caso di Gualtiero Cecchin (Neri Marcorè) in “Leoni” di Pietro Parolin che, sorseggiando un Prosecco mentre è seduto a uno dei tavolini del bar, dialoga al telefono con un imprenditore giapponese.
Su Piazza dei Signori ovviamente si affacciano i portici e i negozi del Calmaggiore, compreso quello in cui la giovane contadina Alda Cristofoletto (Patrizia Valturri) si fa incantare e sedurre dallo scaltro commerciante Lino Benedetti (Franco Fabrizi). A brevissima distanza, in uno dei palazzi all’imbocco di via Barberia nel famoso canton dei Quattro Esse, Germi aveva collocato l’immaginaria redazione di un quotidiano locale: qui il capocronista Tosato (Virginio Gazzolo) dettava a un suo sottoposto l’articolo sullo scandalo della corruzione della minorenne Cristofoletto da parte dei signori della città-bene, pezzo finito nel cestino dopo una esilarante sequela di telefonate da parte di industriali, potenti, prelati volte a far rimuovere ora un nome, ora un altro. Nell’adiacente piazza Aldo Moro sfrecciava lo stesso Bisigato, senza più barba, al volante di una cabrio nuova fiammante per annunciare alla città la sua nuova vita con Milena, lontano dall’infelicità domestica e anche da quell’istituto di credito (il defunto Banco Cattolico del Veneto, la cui insegna è ancora riconoscibile in via Indipendenza davanti alla Loggia dei Cavalieri) che era luogo di lavoro oltre che di tormento da parte di amici e superiori.

TRA PALAZZI, PORTICI E CANALI

I Buranelli, con il loro tipico porticato affacciato sul corso d’acqua che un tempo vedeva attraccare le barche dei mercanti di Burano, è ben più di un luogo romantico moderno. Qui nel 1972 il registra Franco Giraldi ambientò la passeggiata di Giorgia (Monica Vitti) e Mario Pasini (Gigi Proietti) in “Gli ordini sono ordini”, film struggente e tragico che attinge all’opera di Moravia per offrire uno spunto di ribellione. E di rivolta contro altre condizioni, quelle dettate dalle crisi coniugali incrociate, si parla in “Mamma o papà?”, film del 2017 che vede scontrarsi Valeria Mozzati (Paola Cortellesi) e Nicola Vignali (Antonio Albanese), moglie e marito di una coppia sul punto di esplodere e disposta a ogni mezzo per accollare all’altro coniuge il peso della crescita dei figli. In piazzetta San Parisio, sede del mercato ortofrutticolo del centro, è proprio Valeria a cercare di forzare il figlio maggiore, Matteo (Luca Marino), a scegliere di andare a vivere col padre dopo la separazione con la prospettiva di una convivenza più agevole e punteggiata da qualche eventuale vantaggio. Un paio d’anni prima sempre a San Parisio aveva fatto tappa anche “Leoni”: in un angolo della piazza era stato messo il banchetto dove vendere le croci in plastica riciclata di Gualtiero Cecchin, con trovate di marketing abbastanza bizzarre.
E se “Leoni” regala anche una scena davanti al Battistero e diverse riprese dentro e fuori lo storico Liceo Canova in via San Teonisto con Anna Dalton in primo piano, c’è un’altra pellicola che esplora ulteriori luoghi di Treviso. È “Assolto per aver commesso il fatto”, uno degli ultimi lavori del grande Alberto Sordi che, oltre a firmare la regia, è anche protagonista nei panni del truffaldino Emilio Garrone: già ispettore della SIAE condannato per bancarotta, Garrone fa tappa in città a Ca’ da Noal, in via Canova, dove viene allestita la camera ardente di un nobile, proprietario di una televisione privata concupita dal truffatore.
Gli interni della scena sono stati girati invece a Palazzo Rinaldi, tra la Sala Verde e la Sala degli Affreschi, dando un altro tocco di trevigianità a un’opera godibile e sempre attuale. Come “Le conseguenze dell’amore”, seconda regia di Paolo Sorrentino dopo l’acclamato “L’Uomo In Più” e sempre col fido Toni Servillo davanti alla macchina da presa: l’hotel Continental di via Roma è l’immaginario albergo svizzero in cui il commercialista Titta Di Girolamo (Servillo), eroinomane, trascorre noiose giornate tutte uguali in attesa della valigia di soldi mafiosi da ripulire nelle banche e dove l’incontro con la barista Sofia (Olivia Magnani) sconvolgerà per sempre la sua fredda routine.

IN NOTTURNA

Ma Treviso è un set ideale anche quando cala il tramonto. Lo si vede appunto nell’appena citato film di Servillo, con la passeggiata in piena notte del protagonista e della sua amata davanti alla Palla di Benetton in via Roma; oppure in “Finché c’è Prosecco c’è speranza”, quando Stucky rientra a casa sua a sera, in vicolo Roggia. A breve distanza da dove era avvenuta la dichiarazione d’amore del ragionier Bisigato alla sua Milena, maturata tra via Roggia e piazzetta Monte di Pietà, in una Treviso in bianco e nero che strappa qualche lacrima ai nostalgici.
E ovviamente non può mancare l’epico finale del primo episodio del film di Germi. Siamo al confluire di via Canova con via Riccati, davanti alla meravigliosa casa con giardino in cui abiterebbe il professor Giacinto Castellan (Gigi Ballista): rientrato di corsa perché allarmato dal rompiscatole Scarabeo (Gustavo d’Arpe), il professionista scopre in modo fortuito e comico il tradimento della bella moglie Noemi (Beba Loncar) con il dongiovanni Toni Gasparini (Alberto Lionello) che si era finto impotente per far abbassare la guardia all’amico medico. Chiuso il parapiglia domestico dalle clacsonate di Scarabeo che, ignaro di quanto avvenuto entro le mura, vuol rientrare al proprio domicilio, il medico intona per strada l’aria lirica “E lucevan le stelle” dall’atto terzo della “Tosca” di Puccini: un omaggio grottesco all’opera italiana, così come l’occasione per chiudere sotto un cielo stellato un tour cinematografico di una città che ha ancora molto da dire, da dare e da raccontare davanti all’obiettivo da ripresa.

di Federico Bettuzzi

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