Filo di Simo è un’organizzazione di volontariato che offre supporto a chi sta vivendo un momento di difficoltà emotiva e alla sua famiglia.
di ANDREA VIDOTTI
La sua realtà è nata per volontà di due genitori, Scremin Ivan e Donini Nelli, che si sono trovati ad affrontare l’immenso dolore della perdita di un figlio, Simone suicidatosi nel 2021 a soli 27 anni, e di molti suoi amici, che hanno deciso di trasformare il loro dolore in Ascolto, in Presenza e in Aiuto al prossimo.
Un cerchio di persone, soci e volontari che si è allargato sin da subito e che, in collaborazione con professionisti psicologi e psicoterapeuti, ha iniziato a creare una rete di sostegno e di ascolto per coloro che si trovano ad affrontare un momento di difficoltà emotiva.
L’obiettivo di “Il Filo di Simo” è quello di esserci per chi sta vivendo un momento di difficoltà psicologica e di farlo offrendo appunto ascolto, presenza e un aiuto professionale.
Ivan, assieme a sua moglie Nelli avete deciso di fondare il Filo di Simo dopo aver dovuto affrontare un immenso dolore per la perdita di vostro figlio Simone. Ci racconti quali sono gli obiettivi dell’associazione?
“L’associazione -dice Ivan- nasce subito dopo il tragico evento che ci ha colpiti, il suicidio di Simone, è
stata una cosa istintiva che ha riunito gli amici di Simo, i nostri più stretti amici e mia cognata Giovanna Donini.
L’Associazione ha come obbiettivo quello di cercare di creare una seconda opportunità a coloro che vivono momenti di difficoltà emotiva, prevenendo i gesti suicidari per poter raccontare storie con finali diversi da quella di Simo.
Abbiamo creato dei laboratori uno, che con l’aiuto di due psicoterapeuti, guida i genitori nella gestione dei rapporti con i propri figli che stanno vivendo un momento di difficoltà emotiva, l’altro invece si occupa, sempre con l’aiuto di due psicoterapeuti, dell’elaborazione del lutto dei sopravvissuti al suicidio di un figlio/a.
Cerchiamo di garantire a tutti la possibilità di intraprendere un percorso psicoterapico sostenendo in parte o totalmente, grazie alle donazioni che riceviamo, anche chi si trova in situazioni di fragilità economica”.
Avete creato una rete di psicologi e psicoterapeuti che assistono le persone che stanno vivendo un momento di difficoltà emotiva. State puntando molto sugli eventi di comunicazione e di divulgazione, importante perché chi è in difficoltà tende a chiudersi in se stesso e a non farsi aiutare. Ce ne parli.
“Abbiamo uno staff di psicologi e psicoterapeuti (al momento 15) che hanno accettato di assistere chi sta vivendo un momento di fragilità emotiva, applicando una tariffa calmierata.
Non si occupano solo di psicoterapie ma partecipano agli eventi di comunicazione e di divulgazione, crediamo che, sdoganare la parola suicidio, parlandone in maniera corretta, possa rendere le persone
più consapevoli aiutandoli a trovare la forza per chiedere aiuto.
Andiamo nelle scuole a raccontare la storia di Simo e la nostra come genitori perché pensiamo che ci sia la necessità di partire proprio dalle scuole per creare la famosa consapevolezza”.
Ogni giorno le pagine dei giornali sono piene di notizie di anime fragili che mettono fine alla propria vita, quello che colpisce è che si tratta spesso di persone in età giovanile. Cosa si può fare per dare supporto a queste persone e per cercare di sconfiggere la depressione?
“Purtroppo è vero, in questo periodo storico le anime fragili sono sempre più numerose e dal nostro osservatorio che si basa sul numero di utenti che ad oggi stiamo seguendo con le psicoterapie, circa 110, dove circa il 70% sono giovani al di sotto dei 25 anni, notiamo un aumento di richieste di aiuto.
Cosa fare per dare supporto a queste persone, purtroppo non esiste una bacchetta magica che possa risolvere tutto in un attimo certo è comunque che se riusciamo a fargli riacquistare la fiducia nelle proprie possibilità qualcosa può cambiare.
Come Associazione cerchiamo, oltre che alla psicoterapia, di fare dei progetti che li possano coinvolgere, abbiamo “Amico Fragile” e “Lezioni in Musica” che hanno alcuni obiettivi prioritari: aprire e tenere aperte le linee di comunicazione con i giovani cercando di incoraggiarli a parlare dei loro disagi emotivi e/o psicologici, assicurando loro l’ascolto senza un giudizio, far riflettere sulle problematiche dello stigma sociale su “stati depressivi” e su “suicidio”, tenendo presente che il mondo
dei giovani è altro rispetto a quello vissuto e conosciuto dagli adulti.
Noi crediamo che parlarne in e con la musica permetta di sintonizzarsi con i giovani e possa creare stimoli per la ricerca della “seconda opportunità”.
La rassegna musicale “Amico Fragile” ha l’obiettivo di attirare l’attenzione di tutti quei giovani che amano la musica ed amano suonare, sia come band che solisti, e promuovere il “1° Concorso Amico Fragile” del 2025, riservato ai giovani (delle scuole secondarie di 2^ grado e università) che potranno presentare loro brani inediti o cover rivisitate sempre sui temi “stati depressivi”, “suicidi”, “seconda opportunità”.
Siamo convinti che parlare di questi problemi possa aiutare a far riflettere, soprattutto se, per meglio interagire, si usa la lingua di chi ascolta approfondendo argomenti con stigma come “stato depressivo” e “suicidio”: parlarne in e con la musica può agevolare il dialogo … la musica è un ottimo veicolo per comunicare con i giovani, oltre che un mezzo efficace, soprattutto nell’approccio medico riabilitativo, nei disturbi dell’umore, del disagio psichico e negli stati depressivi”.
Avete creato delle belle sinergie con altre associazioni del territorio. Il motto per tutti è: “Aiutaci ad aiutare”.
“Siamo convinti che la collaborazione con altre associazioni sia fondamentale perché è proprio la rete che può rendere più efficace il lavoro delle singole associazioni.
Abbiamo creato delle collaborazioni con Amiche per la Pelle, XI di Marca, Camminare per la Vita, Telefono amico, Eventodanza, 4ALL, Danzainsieme.
Fare rete significa condividere progetti, mettersi a disposizione gli uni per gli altri e sicuramente, “Aiutaci ad aiutare” è il motto che ci identifica”.
Immagino che non ci sia giorno in cui non pensiate a Simone, ma cosa vi dà la forza per aiutare chi soffre?
“Simone è nei nostri pensieri 24 ore al giorno ed è forse proprio questo che ci dà la forza per aiutare chi soffre.
Il Filo di Simo, in qualche modo, rappresenta quello che era Simone, un ragazzo come tanti altri ma con la predisposizione ad aiutare sempre chi non stava bene, anche nei momenti più oscuri della sua fragilità emotiva si preoccupava per chi non stava bene mettendo in secondo piano la sua sofferenza.
Già, con il suo gesto ci ha passato un testimone che noi vogliamo onorare dando un valore assoluto a parole come “Aiuto-Ascolto-Presenza”.
Qual è Il sogno di Ivan, Nelli e Manuel, Giovanna?
“Più che un sogno è una speranza, la speranza che i nostri giovani riescano a riappropriarsi della propria vita realizzando, loro si, i propri sogni, perchè ormai è da troppo tempo che li vedono svanire”.