SERGIO BRUNETTA: DA PAESE ALL’INTER E LA MAGLIA DELL’UNDER 21 E 23

La bella favola di Sergio Brunetta rimasto per 12 anni sotto contratto all’Inter

di GIAMPAOLO ZORZO

Tutto nasce da Facebook quando appare una fotografia dell’Inter degli anni ’70 ed esattamente del campionato 1970/71, squadra di grandi campioni: Facchetti, Burgnich, Mazzola, Corso, Vieri, Bordon, Bertini, Bedin tanto per citarne alcuni. Ebbene il tifoso che aveva pubblicato la foto della rosa della prima squadra portava l’attenzione su un giovane chiedendo “sapete chi è il giocatore in piedi terz’ultimo in alto a destra?”
Molte le risposte ma tutte sbagliate fino a quando uno risponde: “E’ Sergio Brunetta di Paese” e poi via via arrivavano le conferme di altri tifosi.

Questo ha solleticato la nostra curiosità e così dopo alcune ricerche abbiamo trovato un suo recapito, contattato e siamo andati a trovare Sergio Brunetta.

“Si sono io quello nella foto -dice Sergio che vive con la moglie in una bella villetta a Padernello- ma ci sono arrivato quasi per caso”.

INTER Stagione 1970/71 DA SINISTRA IN PIEDI: Bedin, Boninsegna, Corso, Jair, Mazzola, Bordon, Facchetti, Burgnich, Landini, Brunetta, Giubertoni e Vieri ACCOSCIATI: Bertini, Righetti, Pellizzaro, Frustalupi, Cella, Achilli, Cacciatori e Fabbian

In che senso?
“Ero un giovanotto della De Martino (ora Primavera) dell’Inter e alcune volte mi allenavo con la prima squadra e fatalità quando è stata scattata la foto ufficiale io lì. Devo dire che ancora oggi quando la guardo provo grande emozione nel vedermi vicino a grandi campioni che hanno fatto la storia del calcio e non solo Italiano. Parliamo di Vieri, Bordon, Boninsegna, Facchetti, Mazzola, Bertini, Bedin, Oriali, Jair: la storia del calcio. Nel 1971 vincemmo il campionato lasciando il Milan al secondo posto mentre in B scesero Foggia, Lazio e Catania”.

Ci racconti la sua storia…
“Giocavo, come tutti, all’oratorio di Paese e un giorno un signore mi si avvicina e mi chiede il nome ma, prendo paura e scappo anche se non ne avevo motivo. Dopo un’ora questo signore (Toni Righetto ndr),

CON LA MAGLIA DEL BRESCIA

si presenta a casa parla con mia madre e ottiene che lo segua a Fossalta per sei mesi in prestito e da questo momento la mia vita è cambiata”.

In che maniera?
“Passo all’Inter per aggregarmi agli Allievi Nazionali allenati da Gianni Invernizzi. Io ero un buon centravanti e nel mio stesso ruolo c’era anche Silva che poi ha avuto una buona carriera giocando anche con Lazio, Ascoli, Milan e che adesso allena la Fermana.
Io segnavo molto Silva meno ma lui giocava più di me perchè era un pupillo di Invernizzi e a fine stagione chiedo di essere ceduto e così mi prestano al Brescia in serie B allenato da Silvestri “Sandokan”, vincemmo il campionato di B, e io giocai 12 partite non male se teniamo conto che avevo solamente 17 anni”.

A quel punto cosa succede?
“Visto il buon campionato l’Inter mi riporta a Milano voluto da Heriberto Herrera ma ancora oggi lo ritengo l’errore della mia vita sportiva”.

Perchè?
“Dovevo giocare il derby con il Milan invece improvvisamente il mister manda in campo Reif, perdiamo 3-0, e a fine partita Herrera viene esonerato e al suo posto viene promosso Invernizzi per cui capisco che per me non ci sarebbe stato spazio quindi accetto le proposte dell’Udinese in serie C ma dopo 25 partite consecutive vengo messo ai margini perché ero in prestito e alla 26^ partita disputata i Friulani avrebbero dovuto riconoscere un importante premio all’Inter.
A fine stagione ritorno all’Inter e mi gira in prestito alla Pro Patria, poi Sambenedettese e Alghero. Praticamente sotto contratto all’Inter ci sono stato per la bellezza di 12 anni senza mai esordire in prima squadra, sembra una barzelletta”.

Quando le dico Inter cosa le viene in mente?

“Finale di un trofeo Internazionale città di Sanremo e vittoria con un mio gol mi sembrava esplodesse lo stadio e anche la mia … testa”.

Quali invece i ricordi più belli come giocatore?

“Tutto quello che ho fatto e ricevuto a Brescia e un gol importante e bellissimo segnato a Ivano Bordon. Brescia è stata la società che più mi ha regalato gioie ed emozioni e se potessi tornate indietro rimarrei a giocare solo con le Rondinelle”.

Qual è stato il calciatore più talentuoso che ha visto?
“Dire quelli che ho visto allenarsi quando ero all’Inter sembra banale e scontato. Vorrei fare invece qualche nome di giocatori meno conosciuti calcisticamente, allora cito De Monti una mezz’ala del Brescia che praticamente giocava come Pirlo e poi Angiolini Ramaccioni mezz’ala della Fiorentina che recentemente ho saputo che si è suicidato”.

Cosa ricorda di quegli anni?
“Ho giocato alcune partite con la nazionale Under 21 di Vicini e in squadra con me giocava il portiere Vecchi, Sabadini, Bet, Spinosi, Negrisolo, Cuccureddu, Orazi, Landini, Franzot, e alcune gare anche in quella Under 23 con due grandi allenatori: Enzo Bearzot prima e poi con Ferruccio Valcareggi”.

Dove giocherebbe adesso Brunetta?

“Sarei in nazionale da 10 anni. Sono maturato tardi ma dai 26 anni fino ai 37 a livello fisico e tecnico non avevo e non avrei rivali”.

Quali erano le sue caratteristiche?

“Venivo schierato come attaccante esterno, all’epoca si chiamava ala e quando avevo il pallone mi piaceva puntare l’avversario e mettere al centro invitanti palloni per gli attaccanti che con me andavano a nozze e segnavano sempre molto. Adesso purtroppo giocatori che puntano l’avversario se ne vedono pochi e i calciatori che toccano più palloni di tutti sono i portieri con i retropassaggi”.

Ovviamente è tifoso dell’Inter?
“Assolutamente no. Tifo per il Milan”.

Mi scusi ho capito bene? Per dodici anni tesserato con l’Inter e lei tifa per i cugini rossoneri?
“Si ma c’è una spiegazione. Con la De Martino giocavamo di domenica mattina in casa quando la prima squadra giocava in trasferta e il contrario quindi quando giocavamo a Milano in casa giocava il Milan e noi potevamo entrare gratis allo stadio. Era una squadra che offriva grande qualità, tanto per fare qualche nome, in quel gruppo c’erano Cudicini, Anguilletti, Rosato, Maldera, Benetti, Rivera, Trapattoni, Prati, insomma … non male e alla fine sono diventato tifoso del Diavolo”.

Dove ha chiuso la carriera?
“Ho giocato nel Montello, grande squadra composta da ex professionisti con Durante presidente e De Bortoli allenatore, poi Bolzano, Cittadella e Caerano”.

E come allenatore?
“A Quinto settore giovanile e prima squadra poi Zero Branco”.

Ma ha sempre e solo fatto il calciatore?
“Fino a 37 anni ho fatto il professionista poi ho lavorato in banca in diverse filiali, a Ponzano, a Zero Branco ma prima ancora cuoco, poi in un’azienda di caldaie e infine, per due anni, in proprio”.

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