Chi l’avrebbe mai detto che sulla Rai si sarebbe vista una serie come “Il Clandestino”?
Eppure non solo la serie è approdata sulla rete ammiraglia principale – è stata trasmessa su Rai1 tra aprile e maggio – ma addirittura Netflix ne ha acquisito i diritti, con una percentuale di gradimento degli spettatori del 95%.
La trama, in breve: Luca Travaglia è un ex ispettore capo dell’antiterrorismo. Dopo un attentato finito male, si trasferisce da Roma a Milano e cerca di rimettere insieme i pezzi della propria vita. Inizia svolgendo lavori umili e difficili, e trova asilo nella sgangherata autorimessa di Palitha, un simpatico meccanico singalese. Il talento, si sa, non si seppellisce, e nemmeno i ricordi. Così Luca avrà modo di ricominciare a fare quello che sa fare meglio, e proverà a chiudere i conti con il suo passato.
Perché questa serie ha avuto così tanto successo? Partiamo dal protagonista, Edoardo Leo. L’attore romano, 52 anni, è un vero talento della recitazione. Scollinata la cinquantina, ha deciso di accettare un inedito ruolo da protagonista in una serie TV, lui che è più conosciuto per film come “Smetto quando voglio”. Leo è semplicemente perfetto nei panni di Travaglia.
Un grande merito va reso anche al cosiddetto “supporting cast”. Palitha è interpretato da Hassani Shapi (deceduto due mesi fa), che era stato molto apprezzato nella serie “L’isola di Pietro” che aveva come protagonista Gianni Morandi. Poi era finito in disparte per qualche anno, e si fatica a capire il perché vista la qualità delle sue performance. Nel cast ci sono anche Alice Arcuri, che interpreta Carolina (vista di recente in “Doc”) e Fausto Maria Sciarappa nel ruolo del vicequestore Maganza.
Ne “Il Clandestino” ci sono tanti intrecci di storie, e il bello è notare come alcune di queste ricorrano all’interno della serie. Non possiamo svelarvi molto di più per non rovinare la suspense, ma se vi state domandando da dove venga il titolo della serie, allora vi sarà sufficiente guardare la prima puntata. Dopodichè siamo ragionevolmente certi che difficilmente vi staccherete dallo schermo fino all’ultima.
di Ubaldo Saini