I 50 anni del Green Garden di Fabio Sapori

…con l’ex azzurro di tennis Omar Camporese nel ruolo di Direttore Tecnico

di Andrea Vidotti e Leonardo Bassi

CHI È FABIO SAPORI
Fabio Sapori storico dirigente sportivo e attuale presidente del circolo tennistico Green Garden, è stato insignito dal Coni della croce di bronzo al merito, concessa dall’ex presidente Gianni Petrucci. Sapori, 69 anni, proviene da una famiglia di sportivi, e fin da giovane ha praticato tennis, calcio e sci

FABIO SAPORI

con ottimi risultati. Nel 1974 ha progettato il centro sportivo Green Garden di Asseggiano, diventando poi anche maestro federale di tennis. La sua fama è dovuta all’organizzazione di tornei internazionali di tennis. Dal 1988 al 1994 ha collaborato con la Fit per organizzare vari incontro di Coppa Davis e alcune edizioni degli Internazionali d’Italia di Roma, e dal 1991 al 1994 ha ricoperto il ruolo di direttore in svariate edizioni dei tornei Atp di Milano, Bologna, Firenze, San Marino e Genova, nonché le edizioni di Coppa Europa maschile Eta di Trieste. Dal 1990 al 2001, anche undici edizioni del Venice Open (Atp, 125 mila dollari) disputate proprio nel circolo di Asseggiano, portando poi nel 2000 al Green Garden anche l’Italia di Coppa Davis.

Il Green Garden Sporting Club nasce nel settembre del 1974 grazie alla visione lungimirante di Fabio Sapori, storico dirigente e recentemente insignito dal Coni della croce di bronzo al merito. Il club, immerso in un’oasi verde di via Asseggiano a Mestre, uno dei circoli più attrezzati e ricettivi non solo della provincia di Venezia ma dell’intera Regione Veneto.

Fabio Sapori, il prossimo anno saranno passati 50 anni dall’inaugurazione del circolo, qualche festeggiamento in vista?
“Nella mia attività c’è poco tempo per festeggiare, ma qualcosa faremo. E’ stato un lungo percorso, una cavalcata magnifica. Ho iniziato nel 1975 con 6 campi da tennis e tante idee per la testa, tanti sogni. Se guardo le foto di allora, e le paragono alla struttura attuale, beh, mi sembra incredibile tutto quello che siamo riusciti a fare, pensando in grande ma sempre un passetto alla volta”.

L’ha voluto così Sapori, quello che oggi si chiama Green Garden Village. 70.000 mq di impianti che comprendono tennis, padel, palestra, calcetto, piscina, oltre a ristorante e albergo. Sempre più su, all’avanguardia, un passo avanti. “Sono stato il primo- racconta – nel 1980, a costruire i campi da tennis in sintetico. Non li voleva nessuno, mi davano del matto. Dopo un mese di perplessità avevo i campi pieni, e tutti gli altri club mi hanno copiato”.
Nel suo ufficio, minimale ma in realtà una tolda di comando, una foto in compagnia dell’allora Sindaco Massimo Cacciari, e una con Roger Federer. Piccole, significative testimonianze. Qualche trofeo, e i gagliardetti di un numero infinito di club italiani e stranieri, simboli di anni di competizioni di alto livello, incluso un decennio in cui il Venice Open era il terzo torneo italiano, dopo Roma e Milano. Un “must”, non solo un torneo di tennis. Volevi essere “in”? andavi al Venice Open.
“Undici anni straordinari, rivoluzionari, dal 1990 al 2001, culminati con il match di Coppa Davis fra Italia e Belgio, i nostri erano Furlan, Sanguinetti, Nargiso e Gaudenzi (attuale presidente dell’Atp,ndr), capitano Paolo Bertolucci. Ma già negli anni precedenti i migliori giocatori del mondo sulla terra erano passati tutti da Venezia, gli spagnoli in blocco, i nostri Canè e Camporese e anche Thomas Muster che l’anno successivo divenne il numero 1 al mondo. Grande tennis, grandi sponsor, un ambiente pazzesco e tanta, tantissima gente. Poi sa, quale tennista non viene volentieri a giocare un torneo a Venezia?”

E poi? Perché ha smesso?
“Un torneo dura una settimana ma per organizzarlo bisogna lavorare un anno intero. Era venuto il tempo di pensare all’allargamento del circolo, per farlo diventare un po’ alla volta quello che è oggi, una struttura multidisciplinare. Ho dovuto scegliere perché ci voleva dedizione assoluta, coraggio e molto fiuto, per capire le tendenze, intuire in anticipo cosa attrae la gente”.

Cosa attrae la gente oggi?
“Il padel non è più una moda, resterà per sempre. 4000 campi in Italia, si parla di 500.000 giocatori. Sono numeri importanti, pensi che il padel è finito nel “paniere” dell’Istat! Le persone cercano socialità, aggregazione, e il padel è un tennis più facile. Non migliore o peggiore, semplicemente più facile da giocare. Ma tutte le attività devono essere di livello perché è la società che è cambiata e quello che ognuno di noi cerca è qualità della vita. E cosa più dello sport, dell’attività fisica può migliorarla? Poi chi fa il mio mestiere deve assecondare e indirizzare le passioni, che sono una cosa importantissima perché danno equilibrio fra il tempo del dovere e quello del piacere”.

Pensa che un club come il Green Garden sarebbe potuto sorgere in un’altra città? Voglio dire, cosa c’è di autenticamente veneziano, non trasferibile altrove?
“Di veneziano prima di tutto ci sono io…! (ride), per me Venezia è tutto. Quando organizzo un torneo, non c’è volta che non invitiamo i giocatori a fare un giro in battello in laguna, qualcosa di unico che resta impresso nella mente di ognuno. Poi mi scrivono per anni, anche se non ci si vede, “mi ricordo di quella volta che mi hai portato in giro…”. Soddisfazioni grandissime, per chi è veneziano da generazioni come me. L’ultima l’ho avuta pochi giorni fa…”

Ce la racconti.
“Abbiamo in mente di organizzare un torneo internazionale a squadre per ragazzi under 10, alla scoperta dei nuovi Sinner e Alcaraz. Verranno 12 nazioni, maschi e femmine, insieme a Francia, Spagna, Austria inviteremo anche Israele e Sudafrica, per capirci, perché lo sport deve stare davanti a tutto. Sarà il primo torneo del mondo interamente ecosostenibile ma non dico di più, voglio che sia una sorpresa per tutti”.


LA STRUTTURA

  • 7 campi in terra rossa, tutti illuminati, tutti con copertura invernale.
  • Un campo in GreenSet illuminato con copertura invernale.
  • Campo polivalente per basket/volley, con muri per l’allenamento tennis.
  • 3 piscine scoperte circondate da un ampio giardino estivo e servizio bar.
  • 1 Piscina coperta
  • 4 campi da calcetto in erba sintetica, illuminati di cui 2 con copertura invernale.
  • Campo da calciotto
  • Palestra fitness, corsi di fitness
  • 5 campi da Padel illuminati e coperti, oltre a 1 campo scoperto.
  • 2 campi da Beach Volley o Beach Tennis.
  • 3 campi da Pickleball

CHI È OMAR CAMPORESE

Omar Camporese, 55 anni, bolognese, da 9 anni Direttore Tecnico del Green Garden Mestre. Uno dei 10 tennisti italiani capaci di entrare nei primi 20 della classifica mondiale, n. 18 nel febbraio 1992. Con

COPPA DAVIS 1997 – OMAR CAMPORESE E ADRIANO PANATTA

24 vittorie in singolare su 36 incontri disputati, ha la terza miglior performance in Coppa Davis dopo Pietrangeli e Panatta. Memorabile un suo match contro Boris Becker agli Australian Open, dove perse 14-12 al quinto set dopo 5 ore di dura battaglia, e la clamorosa vittoria contro Carlos Moya, al tempo numero 1 del mondo, a Pesaro in Coppa Davis contro la Spagna.

Come si scovano i giovani talenti, Camporese?
“Bisogna avere una rete di osservatori, molto occhio “tennistico” ma anche capire le attitudini mentali di un ragazzo che abbia del talento. Non basta avere le qualità per diventare un giocatore, bisogna anche volerlo e tenere duro quando le cose non vanno bene. Il tennis è uno sport solitario, non c’è una squadra a tirarti su, al massimo hai un allenatore ma in campo sei comunque da solo, devi decidere tutto con la tua testa. E poi devi essere forte alla fine, perché devi vincere l’ultimo game, e devi vincere l’ultimo punto. Non è così in tutti gli sport. Nel calcio puoi essere 1 a 0, e poi gestire. Nel basket puoi finire con la lingua fuori, ma se ti trovi + 10, alla fine vinci lo stesso”.

Quindi è molto questione di testa. Come si lavora sulla mente di un giovane tennista?
“Io parlo molto coi ragazzi, cerco di capire cosa c’è oltre il tennis perché parliamo di uno sport che richiede molto. La penso come Mourinho: se sai solo di calcio, non sai niente di calcio. Credo si possa applicare al tennis. Poi si sa, il campione nasce, non lo crei. Puoi crescere buoni giocatori, ma quel qualcosa in più ce l’hai dalla nascita”

Che tipo di lavora si fa nella Academy che lei dirige al Green Garden?
“Tecnico, tattico, atletico. Il tennis moderno è questo, ognuna componente vale per un terzo. Lavoriamo per fare buoni giocatori, solidi, seri. Io divido i giocatori in 5 categorie: normale, buono,

Omar Camporese Rotterdam-1991

ottimo, campione, fuoriclasse. Poi ce ne sono alcuni che vanno oltre il fuoriclasse, che sono marziani. Ma sono pochissimi. Federer, Nadal sulla terra”.

E un marziano della sua epoca? Me ne dica uno.
“Sampras era ingiocabile, non ho mai visto un controllo dei colpi a rete come il suo. Anche Becker, che avrebbe potuto vincere addirittura di più, ma ha comunque cambiato il tennis”.

Quali saranno i futuri Sinner in Italia? Lei ne vede all’orizzonte?
“Abbiamo ottimi ragazzi in tutte le categorie giovanili, a partire dagli under 12. Un nome? Fra i più pronti al salto Nardi, ma non è l’unico. In Italia siamo a posto per i prossimi dieci anni anche se un altro Sinner ce lo può mandare solo il Padreterno”.

 

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