“Passione, volontà, grinta e anche un pò di fortuna”
di Andrea Vidotti
Come è nata la passione di Carla Pinarello per le due ruote?
“E’ nata perché noi siamo cresciuti da sempre a “pane e copertoni”. Questo è proprio l’emblema della nostra passione, era la frase che diceva sempre mio papà Nani, quindi penso non serva dire altro, la frase dice già tutto. Il ciclismo è nel dna di famiglia, è lo sport che da sempre ha caratterizzato la nostra famiglia, ce lo abbiamo da sempre dentro, anche se a noi piacciono tutti gli sport”.
Che ricordi hai di tuo papà come ciclista, come imprenditore e come papà/nonno?
“Sono tantissimi i ricordi, come ciclista poco perché lui aveva già smesso (è stato professionista dal 1946 al 1953), però l’ho visto in bici perché aveva partecipato a qualche evento. Aveva fatto delle corse per veterani, degli eventi che organizzavano in occasione del Giro d’Italia. Mio papà rientrava in tutte queste caratteristiche che hai citato. Aveva secondo me un grandissimo carisma, aveva tenacia, forza, entusiasmo, era molto acuto. La sua caratteristica principale era la gran voglia di arrivare che gli ha permesso di raggiungere grandi obiettivi, grazie anche al supporto della moglie Ida. Le sue più grandi doti sono state l’onestà e l’umiltà e il rispetto. Con me è sempre stato molto affettuoso, senza far mancare la sua autorevolezza e la sua saggezza.
Il suo grande vanto come ciclista era la conquista della Maglia Nera, la sua frase più caratteristica è stata: “nella vita ci vuole la passione, la volontà, la grinta, ma anca un poco de fortuna”.
Così anche nel ciclismo che è uno sport di fatica. Si è sempre dato tanto da fare e ha avuto anche i suoi risultati. Questo anche grazie all’appoggio di mia mamma di tutta la famiglia, di tutti i collaboratori. Ma forse la sua cosa più bella è sempre stato il suo sorriso, che lo contraddistingueva in ogni situazione”.
E’ vero che hai tra i tuoi progetti quello di scrivere un libro su Nani?
“Come amava dire lui ci sarà il momento. Poi con tutte le cose che ha fatto mio papà ci vorrebbero forse 10 libri per raccontarlo bene”.
Che soddisfazione si prova a vedere il tuo cognome sui telai delle biciclette vendute in tutto il mondo?
“E’ sempre stata una grandissima soddisfazione, un grande orgoglio, è la storia, le emozioni sono sempre forti. L’evoluzione delle biciclette Pinarello è stata incredibile, da sempre in termini di studio
ricerca tecnologia, da bici normali a bolidi da corsa.
Pensare che siamo passati dalla ”bottega in piassa del gran”, come diceva sempre lui, all’officina, alla fabbrica, all’azienda. Un percorso fantastico che ha portato il brand ad essere conosciuto in tutto il mondo”.
Hai girato il mondo per seguire il ciclismo e le gare, hai un ricordo particolare che ti è rimasto impresso? Qual è il campione a cui sei più affezionata?
“Il mondo non tanto, perché mi sono sempre occupata delle “botteghe” e quindi la presenza e l’impegno è sempre stato tanto. Ma comunque ho seguito molte tappe del Giro. Sulle nostre meravigliose Dolomiti, nelle gare in pista, ai Mondiali, sul nostro Montello. Mi ricordo benissimo la vittoria di Indurain a Milano, un arrivo strepitoso. Ma anche la tappa che finiva a Verona con il trionfo di Battaglin, mio figlio Nicola aveva un anno, lui ha seguito molto il nonno nelle corse . Quando ero con mio papà era sempre appassionante, lui riusciva sempre a passare dappertutto, c’era sempre nei momenti giusti, e rimanevo affascinata nel vedere come tutti lo cercassero. E’ sempre stato molto stimato e benvoluto da tutti. Forse questo stare a suo agio in mezzo alla gente è stato un qualcosa che mi ha trasmesso”.
Meglio fare l’imprenditrice o la nonna?
“Sono due cose un pò diverse. Mi è sempre piaciuto il mio lavoro, l’ho fatto senza fatica, partendo a piccoli passi, ma con tanta dedizione, ottenendo tante soddisfazioni, Mi rimane il ricordo, finito il diploma di Ragioneria avevo detto a mio papà che mi volevo iscrivere all’università, mi piacevano le lingue, e lui mi rispose intanto di andare in negozio, morale: non mi sono più iscritta. Dopo un anno mi sono sposata con Roberto!!! Alla fine l’università per me è stato il mio lavoro, ho imparato tantissimo, con tante gratificazioni e anche con qualche delusione.
Essere nonna dei miei meravigliosi 6 nipoti: Roberto, Celeste figli di Nicola e Rebecca, Lavinia, Lorenzo, Leopoldo, Ludovico figli di Chiara e Alberto è meraviglioso, fantastico, straordinario. Sono stra-innamorata, è qualcosa di magico. I miei figli li vedevo poco perché eravamo molto occupati tutti e due con il lavoro. Adesso finalmente mi posso godere i miei fantastici nipoti, i miei cuccioli, i miei scriccioli che mi danno tanta gioia. Mi danno davvero tantissimo. Figli e nipoti sono l’essenza della mia vita”.
Quando hai creato il gruppo ciclistico delle Tinky Ladies? Che attività fate?
“T!nky è nato nel 2008, da uno spin-off del Team Granfondo Pinarello come team femminile. Sono orgogliosa di essere la capitana di un gruppo favoloso, eccezionale di donne che hanno voglia di fare sport e anche divertirsi in compagnia. Siamo 40 ragazze, Ormai sono tra le più vecchie, cerchiamo
comunque di dare l’esempio, la cosa bella è che si stanno aggiungendo nuove giovani. Tanti anni di Granfondo (Pinarello, Sportful, 24 Ore di Feltre, 9 Colli, Marathon des Dolomites) di eventi, di chilometri, le nostre uscite del sabato mattina e della domenica. Siamo una T!nky nuvola rosa, è la nostra caratteristica”.
Tanti momenti bellissimi e purtroppo anche momenti molto tristi. La scomparsa improvvisa di Andrea nel 2011.
“Andrea era troppo giovane per andarsene, stava bene qui. La sua scomparsa mi ha segnato tanto. Ancora oggi dopo 13 anni mi sembra impossibile. Sappiamo purtroppo che nella vita ci sono tante cose belle, ma anche tante cose brutte. Queste batoste ti fanno crescere, ti fanno vedere la realtà della vita. Penso a mia mamma e mio papà che hanno dovuto sopportare la perdita di un figlio, ma loro lo hanno fatto con grandissima dignità pur avendo il dolore nel cuore. E’ stato un dolore grande per tutta la famiglia e per tutti. Perdere una bella fetta di famiglia è devastante”.
Oggi dopo la vendita dell’azienda siete impegnati su più fronti imprenditoriali, quali sono le sfide future di Carla?
“Continuare ad investire sui progetti esistenti e svilupparne di nuovi sempre affiancata dai figli e, chissà, magari un domani anche dai numerosi nipoti. Da parte mia c’è tanta attenzione al sociale, io faccio con discrezione, in silenzio perché il mio carattere è così. Non faccio volontariato diretto, ma cerco di dare supporto alle associazioni, partecipo ad eventi benefici, sostenere le persone che hanno più bisogno”.
Perché Carla con la K?
“Carla con la K, è nata così sui social. Quasi per scherzo. E’ diventato un pò il mio simbolo, mi scrivono addirittura a Carla con la K. É carino e simpatico perché ti identifica un pò”.
Le tue passioni nel tempo libero?
“La bici in ogni caso, a febbraio andiamo da molti anni alle Canarie a pedalare in compagnia. Nei giorni scorsi ho partecipato alla Deejay Ten con i miei nipoti. Loro mi hanno insegnato a fare Sup a Jesolo, spesso usciamo tutti assieme in mezzo al mare. E con i ragazzi andiamo a vedere le partite di calcio.
Seguire ogni tipo di sport alla televisione e dal vivo. Lo sport fa bene, i ragazzi devono fare sport. Mia mamma non si perdeva un match di tennis per nulla al mondo, passione che le ha trasmesso mia figlia Chiara che giocava a tennis ad un buon livello.
Oggi con Sinner si sarebbe sicuramente divertita tanto, quando si è ritirato Roger Federer è stata sveglia fino alle 2 di notte per seguirlo. Lei sapeva tutto dei tennisti. Amo viaggiare con i ragazzi, mi piace la musica e andare ai concerti con loro o con gli amici.
Io cuoca? Preparo da mangiare ma non sono assolutamente brava come la nonna Ida. Ma mi piace molto riunire la mia famiglia a pranzo o cena, l’allegria della famiglia riunita è impagabile”.
Hai sempre abitato di fronte alla bottega, che significato ha per te rimanere legata alle tue radici?
“E’ difficile staccarsi. Questa piazza rappresenta tutto per la nostra famiglia. Io sono nata a Catena di Villorba, sono arrivata dopo le elementari a Treviso. E’ un legame che sento molto forte. Avendo vissuto la piazza, i negozi, i commercianti, i trevigiani, la gente che veniva qui da tutto il mondo. E’ sicuramente un luogo simbolo per me.
Seguire i negozi, incontrare la gente, ho visto quattro generazioni…una cosa che mi veniva facile, mi è sempre piaciuto e fatto con il sorriso e senza fatica. La piazza, la nostra città di Treviso è per me un senso di appartenenza”.