Al tradizionale pranzo autunnale con la stampa all’Osteria Da Marchi a Ponzano Veneto, il presidente del club avvocato Sonego ha fatto il punto della situazione
di FEDERICO BETTUZZI
“Ludis iungit” come motto, uno spirito giovanile e propositivo, tante idee da sviluppare, nessun desiderio di rinunciare all’attivismo: è il Panathlon Treviso che nel 2026 taglierà il traguardo dei 70 anni di esistenza.
Scomparso nel 2020 il fondatore Aldo Tognana, il club è attualmente retto dall’avvocato Massimo Sonego e con i suoi 35 soci si distingue per l’immutato desiderio di tramandare alle giovani generazioni i valori di correttezza e di amore per la pratica sportiva che contraddistinguono l’ensemble dalla sua nascita. “Ma vogliamo ancor di più avvicinare le nuove generazioni – ha rivelato il presidente Sonego nel consueto appuntamento del pranzo autunnale con la stampa – Il nostro progetto rivolto alle scuole è in fase di sviluppo. I soci sono sempre dinamici, tuttavia è necessario pensare ad un ricambio generazionale”.
Nel corso del pranzo, ospitato come tradizione dall’Osteria Da Marchi a Ponzano Veneto, si sono toccati ovviamente i temi principali dell’anno che va a concludersi. Oltre alla classica conviviale per i soci che si terrà a dicembre, a metà novembre (sabato 16 per la precisione) saranno annunciati i Premi Panathlon per il 2024.
E qui entra in gioco la stampa trevigiana che è chiamata a suggerire storie, personaggi, situazioni, prestazioni, senza dimenticare il fair play: “Purtroppo da diversi anni registriamo una minore incidenza del valore del fair play sui campi da gara – ha proseguito l’avvocato Sonego – Ciò ci ha portati a rinunciare in diverse annate all’attribuzione del relativo premio. Ma non ci arrendiamo, vogliamo fare il possibile affinché i giovani sportivi colgano l’importanza dello sport sano, pulito, contraddistinto dai giusti valori di rispetto dell’avversario e di cooperazione in tutti gli ambiti”.
In tale ottica, i giornalisti intervenuti hanno offerto alcuni spunti di riflessione che verranno vagliati dal consiglio direttivo che poi esprimerà le scelte.
Ritrovarsi a tavola comunque resta un piacere cui i panathleti non sanno rinunciare.
E con piena ragione: gustando dei saporiti manicaretti tipici è possibile non solo confrontarsi in armonia ma anche ritrovare storie, aneddoti, curiosità che possono portare a nuove idee per il futuro. È quanto è avvenuto nel corso del pranzo a Ponzano dove, tra un risotto ai funghi, una trippa alla parmigiana, un assaggio di tortellini in brodo e l’immancabile bollito misto con purè di patate, si è respirato il clima autentico del Panathlon.
Perché si può ben dire che, se la lunga cottura in pentola giova a certi tagli di carne come la lingua, il cotechino o la testina, i panathleti trevigiani non sono affatto “bolliti”: nella vivacità dei soci storici come Lucio Zampiero e Giorgio Terrazzani rivive anzi quella ferrea volontà di proteggere un tesoro unico, rappresentato dalla visione decoubertiniana dello sport.
Ossia un momento di confronto e di unione al tempo stesso, nel segno del rispetto e dell’amicizia.