Il rugbista Lucrezio Carnio, L’ultimo dei Mohicani

di GIORGIO FANTIN

Ho sentito al telefono l’amico Lucrezio Carnio “Catin”. Sta bene ed è protetto dalla moglie Giovanna. L’ho cercato perché è il più vecchio rugbista della nostra città, classe 1928. Mi diceva di avere l’età di Ado Campeol, con pochi mesi di differenza.
L’ho conosciuto come “facchino” al mercato dei grossisti di frutta e verdura nell’area sotto le mura cittadine in viale Cairoli (ora parcheggio pubblico perché nell’estati del 1951 e 1952 era andato a lavorare dallo zio Bonacina per guadagnare qualche palanca e mangiar frutta. Allora ho saputo che anche il cugino Spartaco aveva giocato a rugby.
Gioviale con tutti, “comparsa” al Teatro Comunale, bagolava con la compagnia dei rugbisti specie nei giorni di Carnevale (non erano tanto benvoluti dai trevigiani per i pesanti scherzi che facevano), si davano appuntamento al Duomo In Pasticceria Casellato, nel bar da Mascherino Perini in piazza dei Signori a fianco della pasticceria Bosio.
I posti di svago erano ai Canottieri Sile ed in casino (l’unico rimasto in città dopo il bombardamento del 7 Aprile 1944) sito in via Marzolo, prima laterale destra di via Canova per meglio capire.

Ricordo che quell’unica Casa di tolleranza fu chiusa nel 1954 (non nel 1958), perché la Senatrice Merlin ne aveva ottenuto la chiusura anticipata motivata dalla presenza di tante caserme in città (non corrisponde a verità la notizia per cui Bepi Fini con Alfredo Beltrame e Giovanni Comisso siano andati a vederne la chiusura nel 1958).
Ezio Carnio “Catin” giocò soltanto cinque partite nel mio primo campionato 1955/56 vinto dal Faema Rugby Treviso, due in casa contro il Rovigo e il Petrarca Padova e tre in trasferta a l’Aquila, a Rho, a Roma segnando anche una meta nell’ultima partita del girone di andata.

Alla stazione ci si trovava spesso in tredici (l’abbiamo inventato noi il rugby a 13?), però Lucrezio c’era sempre non soltanto per giocare ma anche perché conosceva le città.
Mi ricordo un episodio In stazione a Roma.
Eravamo tutti in tuta, Renzo Tracchi gli tirò giù la tuta marrone, sotto aveva le mutande lunghe ed a quel punto di mise in posa con le braccia alzate come un pugile mentre attorno la gente rideva.
Un giorno si infortunò al Mercato della frutta perché gli scivolò una cassetta di frutta sul piede. Non lasciò comunque il Rugby che considerava suo, approdò al Rugby a Tredici per l’amico Loris Casellato e diventò arbitro Giudice di gara, arbitrando, per sua scelta, solo nei Campionati minori del circondario.
Ezio, con “Maci Battaglini” allenatore e giocatore era nella squadra a Padova, campionato 1953/54 nella partita di spareggio ad oltranza durata 130 minuti contro il Rovigo. C’ero anch’io nel pullman degli Atleti per premio perché sono stato in campo nell’ultimo loro allenamento sotto la pioggia meritandomi anche un posto in tribuna.

Ezio Carnio “Catin” è anche saggio, ricordo che un giorno mi disse “Benetton è una Azienda non una squadra, manca del sentimento della propria Città”

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