Il fascino della Colonna e del Clinto

di GIAMPAOLO ZORZO

Alzi la mano chi, passati i 55 anni, non è mai entrato alla Colonna, da “Nino el sporco” per degustare il clinto in scodella o solo per pura e semplice curiosità.
La Colonna è stata per anni capitale di storia e costume cittadino che va dall’ antichissima locanda quattrocentesca al «ricettacolo» di artisti e pensatori riunito da ‘Nino Ziliotto (attorno a una scheggiata ciotola di terracotta piena di coloratissimo e profumatissimo vin Clinto).
Tutti ne hanno parlato, perfino abusato, scomodando grandi artisti quali Gino Rossi, Arturo Martini, Giovanni Barbisan, Renato De Giorgi. Bepi Fabiano, Giovanni Comisso, Arturo Malossi, Luciano Gasper e molti altri.

Nino Ziliotto e la sua Colonna

Negli anni ’60 si poteva incontrare anche Padre Eligio diventato famoso perché era il confessore del Milan e in particolare di Gianni Rivera. Il prete era amico di “Toe” minuto personaggio con le “solite croste” sotto il braccio e che poi si venne a sapere che sarebbero diventati pittori importanti e che lui svendeva per poter riempire la pancia con un caldo pasto.
Dietro il banco la mite Gilda e il marito Nino, scorbutico ma anche per questo personaggio dalle numerose sfaccettature. L’edificio che si affacciava su via Campana, aveva una uscita anche in piazza Rinaldi e la sua costruzione risale al 1623 per iniziativa di Cesare Rinaldo anche se Nino continuava a ripetere che la nascita risale al 1200.
Perché sporco? Diciamo che la definizione è parecchio romanzata ma non era difficile vederlo in cortile intento ad infilare i vermi nell’amo da pesca e poi, prima di andare con la canna sul ponte di San Francesco, servire i clienti ovviamente, senza lavarsi le mani.

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