SOPRESSA E MOTOGP

Due universi che non avrebbero nulla a che fare tra loro, se non ci fosse un personaggio a fare da comune denominatore

Si chiama Claudio Reginato, ha 66 anni e lo puoi trovare a Maser, nella frazione di Madonna della Salute, nella sua azienda agricola dove lavora con la moglie Alfonsina Zandonà (l’azienda si chiama “Dai Rossi”, perchè in questo angolo della Marca i Reginato abbondano come i Boscolo a Chioggia e allora bisogna distinguerli con dei nomignoli). Qui Claudio produce insaccati, e soprattutto sopresse che, al palato degli esperti come dei profani, sono autentiche delizie, dopo una vita di lavoro spesa nella vicina Alpine Stars, l’industria tanto cara ai piloti di moto, che da decenni indossano le tute e gli stivali con questo marchio famoso in tutto il mondo.

Claudio ci riceve nel sue regno, tra le sopresse che stagionano a penzoloni e i cimeli dei campioni.
“Ho lavorato per 42 anni in Alpine Stars, ma nel tempo libero ho sempre dato una mano all’azienda agricola di famiglia – racconta – D’altronde ho dovuto rimboccarmi le maniche molto presto, mio papà morì che avevo 14 anni e due sorelle più piccole, mamma aveva già tanti problemi e mi sono dato da fare da giovanissimo con le stalle e i campi. E anche quando mi hanno preso in fabbrica per guadagnare di più questa è rimasta la mia grande passione”.

Reginato ha iniziato da apprendista ed ha finito da responsabile della produzione.

“Sono partito da ragazzino con mastice e chiavi inglesi, la classica gavetta, poco per volta ho scalato tutte le mansioni e i ruoli. In Alpine Stars e nei suoi titolari (la famiglia Mazzarolo, che ne è proprietaria anche oggi, ndr) ho trovato come una seconda famiglia. Basti pensare che in fabbrica ho conosciuto Alfonsina: lei lavorava in cucitura, ci siamo innamorati e sposati e quando è rimasta incinta del nostro primogenito Stefano ci hanno dato una macchina da cucito in casa per permetterle di lavorare e nel contempo accudirlo”.

Una volta in pensione, ecco la svolta… agricola.

“Sì, è avvenuto nel 2016, già da qualche anno producevamo salami, ma poi la cosa si è fatta più importante, la richiesta e le dimensioni sono aumentate.
Siamo diventati una Ppl (piccola produzione locale, ndr), così oggi alleviamo una quindicina di maiali e produciamo circa 900 sopresse all’anno, più altri insaccati e qualche altro prodotto”.

All’insegna del motto che “del maiale non si butta via niente”. Sopresse e MotoGp.

“Dal mio lavoro e dall’esperienza maturata in fabbrica, dove mi sono sempre occupato in prima persona dell’abbigliamento dei piloti in pista, ho imparato tanti segreti utili e che mi porto dietro anche adesso che faccio salumi: in modo particolare mi aiutano molto la mentalità, l’organizzazione.
Nessun volo pindarico, tanta umiltà e consapevolezza che una buona sopressa non deve perdere alcune caratteristiche essenziali di genuinità: io la faccio con sale, pepe e un po’ di liquore di prugna che acquisto qui vicino, alla Brotto di Cornuda. Non voglio assolutamente usare nitrati o conservanti.
La stagionatura deve avvenire seguendo un percorso naturale e mai forzato, non uso frigoriferi o congelatori, ma solo un ambiente adatto.
E dei nastrini colorati con i quali distinguo i tempi di stagionatura. Odio una produzione omologata, voglio rimanere a conduzione famigliare, io, Alfonsina e qualche collaboratore”.
Produzione limitata, insomma, ma di qualità. E sono arrivati così anche i riconoscimenti, prima provinciali, poi regionali e ora nazionali: l’ultimo, prestigioso, nel 2023 da parte dell’Accademia Italiana della Cucina.

“Innovazione e tradizione – dice Reginato – sono state sempre alla base del mio lavoro anche alla Alpine Stars. A provare i materiali, e poi magari a casa mia per una fetta di salame ed un bicchiere di vino, sono passati campioni come Valentino Rossi e Max Biaggi, Stoner e Pedrosa, Doohan e Roberts. E anche Marc Marquez. Li ho conosciuti quasi tutti, i piloti del Circus, anche se non andavo quasi mai nei circuiti, non amavo mettermi in mostra, preferivo restare in azienda e guardavo le corse in tivù. Oggi nel paddock ci va mia figlia Veronica, la terzogenita, che sta seguendo le mie orme in Alpine Stars e passa le notti sulle piste di mezzo mondo con il suo staff a rammendare le tute o gli stivaletti dei piloti rovinati magari dopo una caduta. Perchè i piloti spesso sono molto superstiziosi e piuttosto di cambiare la tuta vogliono che venga riparata quella sgualcita”.

E quando i Mazzarolo, un paio d’anni fa, hanno deciso di fare una festa “Alpine Stars” con i dipendenti e i piloti, ovviamente hanno scelto come location l’aia dell’azienda “Dai Rossi” a Madonna della Salute: c’erano uno spiedo gigante e decine e decine di persone a mangiare, bere e parlare di sopresse e corse di MotoGp.

di Furio Prandi

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